2. Questione Elettrosmog

Da alcuni anni si parla sempre con più insistenza del problema Elettrosmog. I recenti casi del superamento dei valori massimi di esposizione a Cesano (Roma) da parte di Radio Vaticana hanno dato un’impennata al problema. Senza parlare poi del continuo proliferare di antenne di telefonia mobile sui tetti dei palazzi che producono anche un effetto visivo assai discutibile. Emblematica è la lotta che da alcuni anni a questa parte si sono fatti promotori i genitori dei bambini che frequentano la Scuola “Leopardi” di Roma, situata nel verde del parco di Monte Mario. Un verde, però, che nasconde un rischio per la salute dovuto alla presenza di tralicci per le telecomunicazioni che si trovano a poche centinaia di metri dalle aule scolastiche, senza dimenticare anche il pessimo impatto ambientale che le antenne producono sul paesaggio. La nocività dell’esposizione ai campi elettromagnetici è in fase di studio e per ora è ritenuta solo sospetta. A Cesano (alle porte di Roma), comunque, si sarebbero riscontrati negli ultimi anni un numero assai maggiore di casi di cancro rispetto alla media nazionale e ciò viene attribuito al bombardamento di onde elettromagnetiche emesse dall’impianto trasmittente di Radio Vaticana. I Tribunali italiani, però non possono intervenire in quanto si tratta di mettere sotto accusa le antenne di uno Stato estero in zona extraterritoriale. La stessa Magistratura, nel contempo, non esita ad ordinare la disattivazione dei trasmettitori in Onde Medie della Rai (Servizio Pubblico) in località Santa Palomba, nei pressi di Roma. Da inizio marzo 2002 la Rai è stata costretta infatti ad interrompere le trasmissioni sulla frequenza di 846 kHz (che assicurava l’informazione degli italiani in Patria e all’estero). Un vero e proprio paradosso, se confrontato con il caso di Radio Vaticana che, invece continua a trasmettere! La psicosi da Elettrosmog sta letteralmente mettendo in agitazione i cittadini. In mancanza di dati certi sulla possibile nocività dei campi elettromagnetici è necessario comunque cautelarsi. Le norme legislative, che pongono l’Italia all’avanguardia nel mondo, stabiliscono in 6 Volt/metro il limite massimo di esposizione in luoghi dove la permanenza fisica di persone è superiore alle 4 ore, mentre 20 Volt/metro è il limite massimo consentito in luoghi non frequentati. Sono norme che vanno rispettate, anche se alcuni esponenti del Governo attuale vorrebbero alzare i limiti di esposizioni perchè, a loro dire, sarebbero troppo bassi. Non siamo d’accordo. In questi ultimi anni le emissioni elettromagnetiche si sono moltiplicate per l’avvento della telefonia mobile, le radio e tv private, ecc. senza un controllo preventivo degli organi statali. Oggi la normativa è molto rigorosa e prevede delle verifiche periodiche degli impianti trasmittenti. Non dimentichiamoci però dei “trucchi” che non molti conoscono. Facciamo un esempio. Un impianto per essere in regola deve irradiare un campo non superiore ai 6 Volt/metro, se situato in zone abitate. E’ possibile che i gestori di detto impianto vengano a conoscenza di una visita degli organi di controllo (ARPA, ASL, ecc.) e abbassino la potenza di trasmissione (e quindi il campo) per tutta la durata della verifica. Una volta attestata la regolarità delle emissioni, la potenza viene rialzarla a valori ipoteticamente fuori norma. Con questo non vogliamo assolutamente affermare che si tratti di una regola, ma solo che ci sono alcuni “furbi” che possono trarre vantaggio da un simile scorrettezza a discapito dei cittadini e delle istituzioni. Un utile accorgimento, vivamente consigliato a chi ospita impianti di telecomunicazione nei propri condomini o si trova nelle loro immediate vicinanze, sarebbe quello di tenere sotto controllo il contatore dell’energia elettrica: un maggiore consumo corrisponde ad una maggior potenza e quindi ad un campo elettromagnetico più elevato. Noi comunque siamo convinti che gran parte delle emissioni ritenute nocive sia causato dai grandi impianti di trasmissione delle emittenti radiotelevisive private, in quanto irradiano una potenza assai superiore al necessario, innescando quindi una reazione a catena nella corsa alle potenze. Li abbiamo definiti veri e propri “forni a radiofrequenza”.