4. I pescecani dell’etere

La legge Mammì impose, per il rilascio delle concessioni, il censimento delle emittenti esistenti in quel momento, ignorando che i Circostel (organi periferici del Ministero delle Telecomunicazioni) erano già in possesso di tutti i dati necessari per identificare qualsiasi stazione radiofonica o televisiva (prima della legge di regolamentazione per trasmettere era necessario comunicare al Ministero: nome dell’emittente, frequenze, postazioni, indirizzi e responsabili!). Ma ciò non fu considerato perchè altrimenti non sarebbe circolato denaro per pagare i censimenti “giurati da un tecnico iscritto all’albo professionale” e soprattutto non sarebbe stato possibile dichiarare il falso! Proprio su questo ultimo punto ce ne sono da dire molte. Molti affaristi dell’etere (fra i quali anche piccoli imprenditori locali) colsero l’occasione per denunciare emittenti, postazioni, potenze inesistenti o incomplete rinunciando alla loro onestà di persone, solo ed esclusivamente a vantaggio del proprio denaro e per “distruggere” i loro concorrenti. Il Ministero delle Telecomunicazioni per mezzo dei Circostel però non effettuò i dovuti controlli (bastava verificare se fosse presente analoga documentazione nei propri uffici o semplicemente “leggere” i verbali di “visita in stazione”). Successivamente i Carabinieri, su ordine della Magistratura, sequestrarono tutti i dati dei censimenti pervenuti al Ministero per cui alle emittenti fu richiesto l’invio di ulteriore documentazione a conferma di quanto dichiarato sui censimenti, altrimenti non si sarebbe potuto procedere al rilascio di quelle che noi riteniamo non a torto “concessioni-burla”. E questo fu un ulteriore “regalo” agli affaristi senza scrupoli che avevano un’ulteriore possibilità di aumentare potenze, postazioni, frequenze, reti (naturalmente per frutto di pura fantasia) perchè a breve, proprio in base a queste dichiarazioni, si sarebbero rilasciate le concessioni. Proprio grazie a dichiarazioni spesso “fantasiose”, infatti, le grandi reti nazionali, desiderose di espandersi su tutto il territorio nazionale, e le multiregionali ebbero la possibilità di adottare particolari tecniche per “acquistare” nuovi spazi di trasmissione, sulla cui liceità non ci esprimiamo. Bastava accendere un trasmettitore (magari fino ad allora non operativo, ma CENSITO), anche con una potenza minima accanto alla frequenza di una piccola radio locale per indurla a svendere (nei casi migliori). Oppure, nei casi di “resistenza” all’attacco da parte dei coraggiosi titolari delle radio interferite, rendere la stessa piccola radio praticamente inascoltabile fino a decretarne la “morte” economica per poi impossessarsi della frequenza. Operazioni, queste, totalmente illecite, ma tollerate dal Ministero che, infatti, mai è intervenuto per difendere i diritti violati delle piccole emittenti, anche televisive, ritenendo valida la dichiarazione “giurata” allegata ai censimenti, anche se palesemente falsa!