8. Impossibile dar voce ad altre Radio
Dal giorno dell’emanazione della Legge Mammì (23 agosto 1990) lo Stato italiano di fatto impedisce la nascita di nuove radio e tv locali, mettendosi in contrasto con il diritto sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione che garantisce la libera espressione del pensiero attraverso qualsiasi mezzo.
L’unico modo per entrare nel settore consiste nel rilevare un’emittente regolarmente censita, con tutti gli oneri previsti dalla normativa in vigore: costituzione di una società di capitali, assunzione di dipendenti, e via dicendo. In poche parole un cittadino che volesse dar spazio alla propria voce in una città quale Roma sarebbe costretto a sborsare oltre 1 miliardo di (vecchie) lire! MA LA LIBERTA’ NON DEVE AVERE PREZZO: E’ UN DIRITTO! Da questa situazione emergono e speculano sempre i soliti “padroni” dell’etere che in pochi anni sono riusciti a concentrare nelle proprie mani gran parte delle frequenze disponibili riuscendo, altresì, a costruire nuove reti nazionali! Chi ha denaro può tutto, persino violare le leggi che, invece, tutti gli altri devono rispettare anche se palesemente lesive della libertà su cui si fonda la nostra Nazione!