Rai: il “Coordinamento Nazionale Nuove Antenne” ha proposto 10 punti programmatici per la “rinascita”
CONNA: “Rilanciare la radiotelevisione italiana”
Rai: il “Coordinamento Nazionale Nuove Antenne” ha proposto 10 punti programmatici per la “rinascita”
- La Rai che ha compiti di servizio pubblico deve essere lasciata libera di raccogliere tutte le risorse pubblicitarie che le servono per tendere ad abolire l’anacronistico canone di abbonamento;
- l’Agcom, di nomina partitica, va riformata cancellando anche l’indegno balzello di 4000 euro che la rende inattaccabile, da versare prima di ogni opposizione legale alle sue delibere;
- l’Agcom deve cedere il passo ad un rinato ministero delle comunicazioni che riduca le pratiche burocratiche per radio e televisioni locali al disotto di 250mila euro di ricavi annuali, eliminando nel contempo l’obbligo palesemente incostituzionale di assumere dipendenti;
- i rilevamenti e le indagini di ascolto devono essere affidate all’Istat, o gestite dalla stessa Agcom il cui costo sarà coperto dall’ingente somma ricavata dal versamento annuale a suo favore dell’1,8 per mille dai ricavi di tutti i gruppi editoriali;
- i gestori di rete devono riservare per legge all’emittenza locale canali di trasmissione il cui costo di affitto dovrà essere stabilito dalla divisione delle spese effettivamente sostenute per la gestione degli impianti di trasmissione;
- i sindaci di tutta Italia devono sentirsi in dovere di promuovere l’esistenza di emittenti locali dando sostegno a quelle che sono sopravvissute allo scempio degli ultimi venti anni;
- ripristino della Commissione per l’assetto del sistema radiotelevisivo affinché chieda l’abrogazione della norma che consente alle radio nazionali di partito di occupare frequenze, magari poi rivendendosele – pratica vietata ai singoli – e di vigilare sulle rappresentanze territoriali del ministero attualmente prive di qualsiasi controllo che le fa procedere come a ruota libera;
- fatti salvi i primi tre numeri dei telecomandi tv da riservare automaticamente al servizio pubblico Rai, gli altri devono poter essere scelti a piacere dall’utenza e non assegnati oggi alle televisioni più potenti industrialmente che potrebbero magari domani anche diventare le più deboli;
- non potranno essere espropriate frequenze a privati locali per venderle ad altri privati ma eventualmente prelevate dalle enormi riserve accumulate dalle reti nazionali.
- l’Agcom e il mondo politico dovranno ripensare la funzione dei mezzi di comunicazione ces- sando di considerare le radio e televisioni un bene di investimento invece di un bene sociale da tutelare.
Nuove Antenne
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