19 APRILE 2012
RADIO DISATTIVATE
E’ noto a tutti che il dicastero delle comunicazioni, soppresso dal governo Berlusconi perseguendo interessi di parte, è stato accorpato a quello per lo sviluppo economico.
Meno conosciuti sono gli effetti catastrofici della mancanza di un ministero specifico data l’enorme importanza della materia che richiede competenze squisitamente tecniche. Ciò ha favorito una abnorme autonomia dei rappresentanti territoriali definiti anche “ispettorati” che si sono sentiti autorizzati a procedere come si dice in linguaggio ciclistico a “ruota libera” nel senso che ognuno di essi fa e dispone senza rendere nella pratica corrente conto a nessuno.
Il Conna in tempi lontani favorì l’autonomia regionale quando l’allora direttore Micciarelli chiedeva al Conna indicazioni operative, ma il nostro sindacato non poteva immaginare la degenerazione che sarebbe intervenuta poco per volta messa in moto da un mondo politico marcio, rotto a qualsiasi compromesso e pudore (esempio clamoroso quello della Lega nord abilitata a prendere soldi dallo Stato e ad occupare tutte le frequenze disponibili).
Questo discorso per dire che l’attuale ispettorato della Sicilia diretto dalla signora Mangione si distingue in solerzia repressiva in un settore talmente disastrato che dovrebbe indurre quando meno alla cautela.
E qui veniamo al punto che conclude questa premessa: vengono segnalate al Conna le disattivazioni di alcune radio per non aver ottemperato a quanto esigeva la legge 66/2001.
Quindi, “l’ispettorato ” di Palermo, abbandonando ogni prudenza se non altro dettata dal buon senso, ha deciso di adottare le la linea dura.
Bene, ne prendiamo atto, ma nel contempo invitiamo tutte le radio colpite dal provvedimento liberticida il cui nome viene accuratamente celato dal direttore Mangione, a prendere contatto fra di loro e con il Conna, affinché sia possibile dimostrare in sede giudiziaria la sospetta* costituzionalità della legge n.66/2001.
* Nota L’aggettivo “sospetta” è utilizzato non in funzione di un nostro dubbio, ma per rispetto nei confronti della Corte costituzionale, la sola in grado di decidere in merito.